APPUNTI DI CINEMA: AMERICAN SNIPER di CLINT EASTWOOD
Recensione di Dhany Coraucci
Quando in un pomeriggio del 1982 entrai all'Odeon per vedere Honkytonk Man di cui Clint era attore e regista, in sala eravamo in 4, io e altri 3 spettatori, quasi certamente pensionati. Ricordo che fu un film struggente, scanzonato, ma anche inaspettatamente malinconico e uscendo dalla sala pensai: chi avrebbe mai detto che Mr. Callaghan ha un cuore così tenero? Adesso i trascorsi del poliziotto più duro e reazionario d'America sembrano lontanissimi e quando escono i suoi film le sale non sono solo incredibilmente affollate, ma vi è anche un rigore e un rispetto tali che per una volta pubblico e critici si ritrovano esattamente dalla stessa parte e il consenso è unanime. Infatti, del suo ultimo film girato a 84 anni ciò che mi ha colpito di più è..... il silenzio. Il silenzio che ha suscitato in sala, colmo di tensione e di ammirazione e di reverente piacere. Perfino quando il film è finito, il silenzio ha ammantato il buio, nessuno si è mosso (almeno per un po'...!), del resto i titoli di coda sono scivolati sullo schermo muti, quasi con segretezza. E' questo un film di guerra. Non aggiunge o toglie nulla a quanto è già stato detto sull'argomento, in particolare dall'ultima generazione del cinema di guerra dedicata al conflitto Iracheno; l'insensatezza, la crudeltà, il sospetto, il patriottismo e il combattimento come una sorta di malattia da cui non si guarisce nemmeno tornati a casa. Eppure il film è bellissimo, perché la storia è raccontata alla maniera di Clint e cioè da un artista che erompe con i temi più drammatici e filma le storie più intense, contenendole però in una sua personalissima misura, spogliata di pathos e melodramma, contenuta e pur tuttavia trascinante, che nella sottrazione calibrata e controllata dispiega una nuova via d'accesso capace di raggiungere il centro esatto del conflitto evocato o del tema trattato. Bradley Cooper, protagonista che è anche tra i produttori del film, si supera: il suo cecchino dall'animo semplice, texano, forse un po' ottuso, idealista e patriottico è da oscar; con un corpo lievitato e smisuratamente muscoloso e il collo taurino, l'espressione concentrata e sempre disciplinata, assomiglia moltissimo anche fisicamente all'eroe americano di cui si racconta la biografia e regge tutto il film senza fare una piega. Non c'è un solo momento in cui la tensione si affloscia, il ritmo è serratissimo, nonostante molta parte sia dedicata alla vita privata e americana del cecchino. Non perdetevelo, è una storia vera e assurda, è una storia che si chiude con il lungo silenzio di Clint. Un silenzio che incanta.