APPUNTI DI CINEMA: SAVING MR. BANKS di John Lee Hancock
Recensione di Dhany Coraucci
Come era stato per il dietro le quinte di Psycho (Hitchcock, 2012), del quale non si sospettava la difficilissima preparazione, anche qui abbiamo l’opportunità di sbirciare dal buco della serratura di una delle porte più magiche e accoglienti che si conoscano, quella che ci introduce nel mondo di Mary Poppins. Il film narra la storia vera (anche se non del tutto) dell’incontro tra la scrittrice del romanzo Pamela Lyndon Travers e Walt Disney avvenuto nel 1961 e grazie al quale prenderà vita il famosissimo film che tutti abbiamo amato. C’è però un’altra storia che narra, ancora più interessante e che corre parallela, quella dell’infanzia della scrittrice australiana che cela un segreto dolore. E’ lei, l’unica, vera protagonista, l’irresistibile bisbetica, l’arcigna zitella, l’antipaticissima, sprezzante e matura signorina che è ben decisa a fare il film a modo suo, dopo aver finalmente ceduto alle lusinghe di Walt Disney durate ben vent’anni (vero!) per ottenere i diritti cinematografici del suo libro. L’interrogativo che pone il film, però, è estraneo all’avventura negli Studios hollywoodiani: se l’assenza d’amore da parte di un genitore provoca danni irreparabili nella vita di un bambino, altrettanto lo fa un eccesso di amore? Io sono particolarmente sensibile alle indagini al microscopio delle vicende familiari, per cui ho molto apprezzato i flashback attraverso i quali si esplora la figura di un padre meraviglioso, ma debole e inetto e alcolizzato (un ottimo Colin Farrell) che finirà per generare una durezza e un’asprezza di sentimenti nella vita di Pamela (vero!) a cui non segue alcuna salvezza. I toni non sono tragici, ma sempre garbati e deliziosi e l’interpretazione di Emma Thompson è superlativa e molto divertente, tuttavia aleggia nel film una musica di sottofondo molto amara (merito anche dello straordinario Thomas Newman, il mio compositore di colonne sonore preferito, nominato per questo film agli Oscar, ma anche questa volta non apprezzato), al punto che la scena più incisiva è quella in cui anche Walt Disney (o Walt, come vuole essere chiamato lui) confessa un segreto dolore legato all’infanzia (Tom Hanks, bravo come sempre, pur mantenendosi in secondo piano). La vita della scrittrice, trasferitasi giovanissima a Londra, è molto più interessante di quella che il film ci suggerisce (è stata attrice, ballerina, poetessa, mima) ma vero è che è rimasta sempre sola, nonostante abbia in tarda età adottato anche un bambino, il quale però ha avuto diversi problemi di adattamento, tanto che pare sia stato per rimediare ai suoi guai (carcere, ecc) che Pamela abbia accettato di cedere i diritti del suo libro. Nel film, di questo figlio adottivo non si fa cenno, ma ciò nonostante ha il merito di mantenersi dignitosamente pertinente alla realtà, senza trovare a tutti i costi un lieto fine. Consiglio (come sempre) di guardare i titoli di coda perché c’è la registrazione (vera!) degli irritanti interventi di Pamela sul copione
Trailer:
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